interpretazione Jari Boldrini, Sofia Galvan, Maurizio Giunti, Chiara Montalbani, Andrea Palumbo, Valentina Squarzoni Luca Tomaselli, Andrea Zinnato
costumi Marysol Maria Gabriel
direzione tecnica Marco Cassini
una produzione Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni / Centro di rilevante interesse nazionale
in collaborazione con AMAT & Civitanova Danza, Visavì Dance Festival / Artisti Associati Gorizia
con il sostegno di MiC Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze
Bianca neve scende senza venti
white snow falls without wind
Guido Cavalcanti
Prendiamo in prestito la prima lezione americana di Italo Calvino sulla leggerezza. (“Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio” 1988)
La leggerezza si declina nei momenti non appropriabili della scoperta, rimbalzando silenziosamente dai momenti silenziosi.
A partire dalle intuizioni di Calvino la danza si genera da slanci formalizzati in richiami di passaggio, attraversamenti sfuggenti: come un dialetto, una lingua viva che si nutre di tutte le cose della vita per inventarsi, insemprarsi, impararsi.
Una danza che assume le sembianze dell’eco, risuonando di gesto in gesto e inventandosi su trame amorose, amichevoli, malinconiche, nostalgiche. Ci si riferisce al dialetto del gesto, che si alimenta di messaggi materiali e immateriali, raggi luminosi e sospiri, quegli impulsi che sono gli spiriti del corpo.
Personaggi e figure che hanno la volatilità e la luce del sogno. Ogni ingresso è un cominciamento imprevedibile in cui appare, opaca e sfocata, l’immagine malinconica dell’arlecchino a introdurre di volta in volta l’arrivo di messaggeri, animali, angeli, corpi gnomici barcollanti, imprendibili.
Una danza “chiacchericcio” intrisa di gesti recuperati, riesumati, trovati, salvati.
Il movimento si crea in maniera apparentemente casuale in un tempo non definito: misure formalizzate che costituiscono mappe celesti sullo spostamento dei corpi, che hanno origine nell’antichità. La felice leggerezza del Cavalcanti che fa volare, travalicare, sostare, sospendere, attraversare la luce dei corpi; leggerezza che si riferisce oltremodo al mondo di Lucrezio e Ovidio, il mondo degli atomi, pulviscoli della leggerezza. Continuum di accadimenti che si ricongiungono nella natura delle cose.
Suoni, voci primordiali, dopo e prima la lingua, ancor prima del canto. Lasciamo spazio a una forma organica dell’ascolto, coincidente col dipanarsi di trame sottovoce e accennate.
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